Plastica e vetro a confronto
Siamo ormai abituati a considerare la plastica uno dei peggiori inquinanti al mondo, preferendo idealmente il vetro, che ci comunica un’idea più sana, più green del nostro imballaggio ma… siamo sicuri che sia proprio così?
Nel 1969 il produttore di una popolarissima bevanda gassata decise di vendere il suo prodotto in bottiglie di plastica. Come si giustifica una scelta del genere in anni in cui il vetro imperava sovrano e la plastica non godeva ancora di grossa diffusione nel settore beverage?
Semplice: già a quell’epoca, il produttore in questione aveva effettuato un’analisi del ciclo di vita (LCA – Life Cycle Assessment – Valutazione del Ciclo di Vita) dei diversi materiali, scegliendo quello a minor impatto ambientale.
Da allora, diversi studi hanno confermato la tesi secondo cui la plastica sarebbe meno dannosa per l’ambiente rispetto al vetro.
Vediamo nel dettaglio il perchè
Per avere un’idea più ampia del contesto bisogna partire da un presupposto: il materiale perfetto per l’industria alimentare o cosmetica non esiste, in quanto dovrebbe essere ricavato da materie prime naturali, essere leggero, economico, completamente riciclabile, dovrebbe avere un basso consumo di energia in fase di produzione e distribuzione, essere infrangibile e riutilizzabile all’infinito… praticamente… impossibile! Nonostante le tecnologie del 2021.
Per capire se un materiale è meglio di un altro bisogna fare una valutazione a 360°, considerando tutte le diverse fasi di vita della materia, dalla sua estrazione, alla fase di produzione, trasporto, utilizzo e di fine ciclo vita. L’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment – Valutazione del Ciclo di Vita) appunto, ci aiuta a capire in che modo la vita dei materiali utilizzati per la produzione di beni e/o servizi incida nell’ambiente, andando ad analizzare i seguenti criteri:
- Estrazione e lavorazione delle materie prime
- Produzione
- Imballaggio
- Trasporto e distribuzione
- Vita utile, mantenimento del prodotto e riutilizzo
- Riciclaggio
- Smaltimento finale
Diverse ricerche condotte analizzando la LCA di vari materiali, ci dicono che al momento, la plastica risulta il packaging più ecologico per l’industria alimentare e cosmetica.
Il vetro usa e getta risulta il packaging peggiore e fino a quattro volte più inquinante rispetto al PET (Polietilene Tereftalato).
Questo a causa delle sue caratteristiche che comportano l’impiego di maggiore energia durante il suo intero LCA. L’elevato peso specifico del vetro (2,5 g/cm3 rispetto a quello del PET di 1,3 g/cm3) implica maggiore energia spesa in fase logistica di trasporto e movimentazione, come pure le alte temperature che servono per la fusione del vetro in fase di produzione e/o riciclo si aggirano intorno ai 1000-1600 °C, rispetto ai 260°C necessari per la fusione del PET.
Inoltre negli ultimi anni, la tecnologia di lavorazione del PET ha permesso di raggiungere spessori estremamente sottili (-48%) rispetto a 10 anni fa, senza comprometterne le caratteristiche tecniche necessarie alle esigenze di mercato.
Quindi qual è il vero problema della plastica?
Il problema principale della plastica non è tanto il suo ciclo di vita, quanto quello “di morte”, ovvero l’utilizzo post consumo che ne facciamo. In Europa al 2020, se ne ricicla solamente il 42% e, anche se i dati sono in costante miglioramento, questo avviene non per mancanza di tecnologie adeguate allo scopo ma per la cronica lentezza con cui politica e società si fanno carico delle soluzioni ecologiche. Per questo l’UE sta lavorando a una nuova strategia che propone di rendere tutti gli imballaggi di plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030.
Un cambiamento sostanziale che abbinato all’implementazione della filiera di raccolta e soprattutto del riciclo, potrebbe davvero rivoluzionare il sistema. In Italia in particolare, si recupera l’87% degli imballaggi immessi sul mercato ma solo il 44% viene riciclato dando nuova vita alla plastica, il restante 43% viene ancora utilizzato per il recupero energetico. C’è ancora molto da fare e da mettere in pratica, soprattutto a livello di politiche organizzative.
Fonti: Corepla, Coreve, Plasticseurope.org, researchgate.net/274070977, researchgate.net/257679872